Revenge porn: cos’è, come funziona e qual è la normativa in Italia e UE

Con la nuova legge cosiddetta “Codice Rosso” il Parlamento affronta il reato di Revenge Porn: ecco cos’è, come funziona e qual è la normativa in Italia e UE.

Quando si parla di Revenge Porn in Italia, c’è una data spartiacque: il 17 luglio 2019, quando il Parlamento ha approvato una Legge composta da 21 articoli, chiamata in gergo Codice Rosso.

Obiettivo: tutelare le vittime di violenze, soprattutto donne e minori. 

Relativamente al porno ricatto, ora il Codice prevede due diverse fattispecie di reato:

“Tutti coloro che hanno realizzato o ricevuto video o immagini che contengono contenuti sessualmente espliciti, destinati ad una visione esclusivamente privata, e li diffondano senza il consenso del soggetto in essi presente, commettono un reato penale.”

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1. Cos’è il Revenge Porn

Prima di addentrarci nelle specifiche della Legge appena approvata, è fondamentale capire bene cos’è il Revenge Porn e come rimuovere contenuti da Google.

Il termine anglosassone è stato tradotto in italiano dall’Accademia della Crusca con la parola porno-vendetta.

Il contenuto non solo si diffonde su una vasta gamma di canali online e offline, consentendo condivisioni e un allargamento a macchia d’olio della propagazione di questo materiale, ma arriva persino alle persone che fanno parte della vita privata della vittima (famiglia, colleghi, capo, amici…).

L’obiettivo è screditare la vittima e rovinare la sua reputazione online

In altri casi, si usano video e immagini per minacciare, ingiuriare, estorcere denaro e talvolta per arrivare all’omicidio.

In Italia i casi di revenge porn si sono talmente moltiplicati che è diventato necessario adottare una legge in merito. 

Negli Stati Uniti, dove evidentemente ha trovato diffusione in anticipo rispetto al nostro Paese, 45 Stati hanno adottato una legislazione per contrastare il fenomeno del revenge porn.

  • Il caso di Tiziana Cantone

Ciò che ha spinto l’Italia verso l’approvazione immediata della legge è il drammatico caso di Tiziana Cantone, la 31enne che nel 2016 – stremata dalla gogna pubblica -, ha deciso di impiccarsi con un foulard nello scantinato della sua casa.

Ancora oggi, se cerchi il suo nome su Google, ti vengono fuori suggerimenti lesivi: ecco perché è importante sapere anche come modificare Google Suggest e Autocomplete.

Tiziana era una ragazza qualsiasi, viveva nel napoletano e non ci interessa giudicare la sua vita, gettata in pasto ai lupi del web. 

Non ci interessa neppure se lei sia stata consenziente quando l’ex fidanzato ha girato quei video. Non ci importa quali siano i dettagli relativi alla sua storia.

Se Tiziana è stata consenziente non significa che abbia dato l’assenso alla pubblicazione online o, peggio, che abbia meritato il dolore e l’umiliazione che l’hanno portata prima a lasciare il suo lavoro, poi la sua città, perché come disse ai Carabinieri quando ormai la sua vita era completamente rovinata, non poteva neppure più uscire da casa.

Il risultato finale è che l’esistenza di questa giovane si è interrotta a causa della superficialità con cui i cyberbulli valutano la vita di un essere umano.

cyberbullismo su instagram
Cyberbullismo su Instagram

Anche se è brutto dirlo, la morte di Tiziana è servita a farci prendere atto che serviva una tutela legale affinché altre donne non subissero il tormento che lei ha dovuto patire.

Di contro, è altrettanto importante, capire come cancellare notizie false dal web ed evitare che si diffondano a macchia d’olio.

2. Come si configura il reato di Revenge Porn

È oggetto del Revenge Porn il materiale pornografico in cui la vittima è presente e viene ripresa in situazioni intime, private, da sola o con un partner (stabile e occasionale). 

L’aggressore può entrare in possesso di materiale compromettente attraverso:

– Sexting: ovvero una serie di immagini o pose nelle quali è la stessa vittima che si autoriprende e le invia a terze persone, tramite webcam o cellulare;

– Riprese durante i momenti di intimità: ad esempio mentre la vittima è in spogliatoi e bagni pubblici, quindi luoghi dove i malintenzionati possono installare delle spy-cam;

– Riprese durante un rapporto sessuale: dove la vittima è consenziente;

– Hacking dei sistemi usati dalla vittima: e-mail, cloud, smartphone, tablet ecc…

In base alle statistiche la maggior parte dei ricatti a sfondo sessuale vengono commessi soprattutto da persone che hanno un legame affettivo con la vittima.

Queste persone, che non accettano la fine della relazione, si vendicano cercando di ledere la dignità dell’ex fino a distruggere completamente la sua reputazione.

Gli effetti del Cyberbullismo sono devastanti.

Per capirlo guarda la statistica elaborata dal Centro Studi di ReputationUP, società guidata dal CEO e Reputation Manager Andrea Baggio.

quali conseguenze genera il cyberbullismo sui ragazzi
quali conseguenze genera il cyberbullismo sui ragazzi

3. Qual è la normativa che regola il Revenge Porn in Italia

Il 2 aprile 2019 la Camera dei Deputati ha introdotto l’art. 612ter sul tema del Revenge Porn.

Nel dettaglio:

– Comma 1: viene punito chiunque sottragga e diffonda materiale sessuale senza il consenso della persona rappresentata

– Comma 2: viene punito chi ha ricevuto volontariamente il materiale e lo ha poi diffuso senza il consenso. 

– Comma 3: inasprisce la pena nel caso in cui a commettere il reato sia il coniuge o l’ex coniuge. 

– Comma 4: aumenta la pena nel caso di vittime in condizioni di inferiorità psichica o fisica o di donne in stato di gravidanza. 

– Comma 5: ricalca l’art. 612-bis, portando il termine per la proposizione di querela fino a sei mesi, che viene resa revocabile solo durante il processo e attuando la procedura d’ufficio nei casi del Comma 4 o in presenza di un delitto.

Alla base dell’approvazione dell’articolo vi è la volontà di tutelare la libertà di autodeterminazione dell’individuo, includendo dunque la difesa dell’onore, della privacy, del decoro, della reputazione e dell’onore sessuale dei singoli individui. 

3.1 Il codice rosso

Il 17 luglio si approva dunque il famoso Codice Rosso, che regola i seguenti reati:

– Art. 612-ter c.p.: punisce penalmente la diffusione di immagini intime, che prima dell’approvazione legislativa erano considerate solo un reato di diffamazione. Si estende la pena anche alle relazioni sentimentali già finite. Il reato è punito con carcere da 1 a 6 anni e una multa da 5 a 15 mila euro.

– Art. 583 quinques c.p: concerne la deformazione dell’aspetto fisico della persona tramite lesioni permanenti sul viso. La pena va da un minimo di 4 ad un massimo di 8 anni di carcere: scatta l’ergastolo in caso di morte della vittima.

– Art. 558-bis c.p.: riguarda l’induzione o la costrizione a contrarre matrimonio. La pena è di 5 anni di carcere che diventano 6 se la vittima è minorenne.

– Art. 387-bis c.p.: regolamenta la violazione dei provvedimenti sull’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi di frequentazione della vittima. La pena arriva fino a 7 anni di carcere.

Ad eccezione dell’art. 387-bis c.p., che colma quello che finora è stato un vuoto normativo, gli altri articoli concernono soprattutto inasprimenti di pene già esistenti.

4. Qual è la normativa che regola il Revenge Porn in UE

Alcuni Paesi europei già da tempo hanno affrontato quello che a tutti gli effetti era un vuoto normativo.

Il Regno Unito ha legiferato già nel 2015, fissando delle pene che arrivano fino a 2 anni di carcere: secondo il servizio finanziario governativo Revenge Porn Helpline, in quattro anni sono state pubblicate oltre 18mila immagini e l’80% sono state rimosse.

La Francia si è dotata di una legge in materia nel 2016, con un emendamento di legge – congiunto poi nell’art. 226-2-1 c.p. – che contrasta il cyberbullismo: la pena per chi diffonde materiale intimo è 2 anni di detenzione e multe fino a 60 mila euro.

In Germania la legge vige dal 2017 e prevede sanzioni esclusivamente civili, agendo attraverso una repressiva legge sul copyright: da sottolineare che molte sentenze hanno punito duramente i trasgressori.

5. Come eliminare contenuti diffamanti dal Web

Sul web i dati si diffondono molto rapidamente e, sebbene eliminarli da Google applicando il Diritto all’Oblio sia un’operazione complicata e lunga, ci si può tutelare chiedendo la rimozione del materiale lesivo e il risarcimento danni. 

Da anni mi batto contro il Cyberbullismo e ogni violazione della privacy: ne ho parlato a lungo nella guida sulla Web Reputation Analysis, dove il Centro Studi di ReputationUP ha elaborato e inserito una serie di statistiche drammatiche sul Cyberbullismo.

Ad oggi, purtroppo oserei dire, chi vuole davvero rimuovere contenuti da Google (link ad articolo pubblicato) in modo veloce e permanente non può permettersi di aspettare i tempi lunghissimi della “burocrazia” di Google.

Ecco perché rivolgersi ad una società come ReputationUP, che in pochissimo tempo risolve definitivamente il problema.

Mi chiedo e ti chiedo: se la famiglia di Tiziana Cantone avesse contattato ReputationUP le cose sarebbero potute andare diversamente?

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