Il valore della prima pagina di Google: il successo di un business

Più del 90% degli utenti si fermano alla prima pagina e le prime tre posizioni complessive coprono il 61% di tutti i click. Ti chiedi ancora quanto sia importante essere in testa?

È indiscutibile, nel 2019 essere nella prima pagina di Google fa tutta la differenza.

E non si tratta del numero di conversioni – vendite, o di quante persone parleranno di quel certo brand oppure della sua reputazione complessiva.

Il pacchetto del ranking in pagina #1 comprende tutto questo e molto altro: è la chiave per il successo sul celebre motore di ricerca. Per qualsiasi imprenditore, azienda o privato che stia cercando di fare il passo decisivo sul web, l’obiettivo sarà questo.

Perchè solo nelle prime posizioni sarà possibile crescere con ritmo e in maniera organica.

Tutti i numeri del gioco

A parlare non siamo noi, ma le cifre dichiarate lungo il corso del tempo. Google è chiaramente il padrone indiscusso delle ricerche su Internet, con un controllo del traffico del 74% rispetto al mercato totale di utenti.

A seguire si hanno Baidu con un 12%, quasi interamente in Cina, Bing che tocca quasi l’8% di utilizzo e Yahoo! al seguito che tenta di restare a galla con un 3.5%.

Perciò già da questo primo dato, si può capire come Big G sia cruciale per ognuno.

Riguardo il valore del ranking, si dispone di dati più o meno recenti, ma sempre di valore anche nel 2019.

Agli inizi del 2014 la prima pagina controllava il 92% dell’intero traffico sul motore di ricerca.

E le prime tre posizioni complessive ne coprivano il 61%. A tutti gli altri, nient’altro che le briciole.

La seconda pagina infatti portava a casa poco meno del 5% degli utenti e dalla terza in poi diventa la terra di nessuno sotto l’1% di visite.

Con questi numeri ci si riferisce alle posizioni organiche della SERP e non le Ads. Le prime coprono infatti il 90% dei click complessivi, lasciando il 10% ai compagni a pagamento, sempre parlando della pagina 1.

Spostandoci verso i giorni nostri si può vedere come il punteggio del Click Through Rate (CTR) dei protagonisti sul podio sia nettamente superiore alla concorrenza. A gennaio 2019 si ha rispettivamente:

  1. Desktop: 35,36 – Mobile: 28,27
  2. Desktop: 17,52 – Mobile: 16,67
  3. Desktop: 11,75 – Mobile: 11,73
  4. Desktop: 7,17 – Mobile: 7,1
  5. Desktop: 5,03 – Mobile: 5,0

Come si può vedere i dati tra CTR desktop e mobile tendono ad avvicinarsi con la discesa delle posizioni. E nonostante non correlato con il topic dell’articolo, è interessante vedere come a partire dalla metà della seconda pagina il mobile superi il desktop:

14. Desktop: 1,68 – Mobile: 1,9

20. Desktop: 1,15- Mobile: 1,83

If you ain’t first, you’re last

Come l’attore americano Will Ferell in Talladega Nights quota, “Se non sei il primo, sei l’ultimo” trova ottimo terreno di applicazione sul ranking Google.

Queste statistiche fanno capire come sia la prima pagina a dettare legge.

E soprattutto, è quella che a fine giornata porta a casa i veri risultati, a discapito di ogni altro website che tenta di farsi strada in questo mercato vorticoso.

Oltre ai numeri, sono poi altri gli aspetti positivi del vivere sulla cima della montagna digital firmata Google, che porteranno quel certo business verso il successo.

1. Reputazione online e offline

L’azienda di Mountain View non permetterà mai a un sito di credibilità dubbia di rivestire i primi spot della SERP. I parametri per definire l’affidabilità di un sito sono molti, tra cui:

  • tipologia di link in entrata e uscita
  • utilizzo delle keywords
  • possesso del certificato https
  • risultati del crawling su tutte le pagine del sito

Perciò quando un website riverse la prima posizione, è come se Google gli avesse fornito un marchio garantito, affidabile.

Più si andrà avanti nelle pagine, minore sarà presente questa garanzia e, anzi, si potrà facilmente cadere in siti scam, da cui è bene sapersi difendere.

Il ranking elevato fa quindi guadagnare punti alla propria web reputation. Gli utenti saranno infatti felici di accedere a quel contenuto perchè potranno sentirsi al sicuro. E si avrà anche una crescita di reputazione offline nel caso di un marchio con brick-and-mortar stores.

2. Brand associato alla domanda

Dicendo smartphone, quale sarà la parola con più probabilità di essere pensata dal proprio interlocutore? In media, iPhone. Perchè seppur i trend siano in continua evoluzione e le notizie tech non smettono mai di uscire, anche davanti alla release del Samsung S10, Apple avrà sempre la forza del proprio nome.

Si intende questo con il brand associato alla domanda. E con domanda ci si riferisce alla domanda e offerta dei prodotti.

Quando un marchio/prodotto diventa tanto influente da rimpiazzare la categoria di cui fa parte con se stesso, si saprà di essere i migliori. Con l’iPhone abbiamo proposto l’esempio limite, in quanto comprende quasi ogni persona di ogni nazione dei paesi industrializzati in uno dei market più competitivi del 21esimo secolo.

Ma l’idea resta.

Si può diventare il brand della domanda di architetti a Torino, o di macellai a Pisa. La zona di business e e il settore d’interesse potranno essere più o meno vasti: questo non influenzerà il risultato.

Ed essere nella prima pagina su Google, o ancor meglio in prima posizione, alza drasticamente le chance di diventare i padroni di quel dato mercato nella mente degli utenti.

Primo pensiero su motore di ricerca?

3. Davide Vs Golia

Alla destra del ring abbiamo un sito web in al fondo della pagina 3. Per potersi far conoscere e generare buoni CTR dovrà investire dei soldi nell’advertising.

Questo potrà essere sulla SERP, in altri siti web o sui social. In ogni caso, come abbiamo visto in precedenza, il punteggio di click through rate di un website oltre la pagina 1 cala drasticamente.

Si dovranno perciò investire più soldi per avere risultati inferiori, rispetto al concorrente alla sinistra del ring, l’occupante della posizione #1 della ricerca.
Questa avrà un punteggio CTR più alto di chiunque altro, riuscendo perciò ad avere grandi risultati con un minore effort economico.

Suona un po’ come “oltre il danno anche la beffa”. Perchè non solo il poveretto nella dimenticata terza pagina, ma dovrà anche sborsare più denaro per avere una misera considerazione.
Eppure le regole del gioco sono queste; se si sarà in testa, quella posizione si rafforzerà col tempo, togliendo sempre più possibilità alla lunga coda di maratoneti a corto di fiato.

E in questo caso, il piccolo Davide sarà destinato ad essere sconfitto.

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